Apertura

La collezione è visitabile ogni sabato, domenica e festivi prenotando alla mail collezionespada@gmail.com o telefonando al numero +39.328.7496672

MUSICA LITURGICA E RITUALE





F. 36.      Flauto d’accordo a pompa (pitch pipe) inglese, prima metà del XIX secolo, in legno di mogano e abete. Questi flauti erano utilizzati per dare la nota ai cori; la nota che emette a coulisse rientrata è il La. Lo strumento, a forma di parallelepipedo di lato mm. 45 x 50, è lungo 380 mm. mentre a coulisse estratta è di mm. 550.

 

F. 42.      Pitch pipe inglese (flauto d’accordo a pompa), prima metà del XIX secolo, in legno di mogano ricoperto in cuoio. Questi flauti erano utilizzati per dare la nota ai cori; sulla coulisse sono segnate le varie note da Sol3 al Do4 con le tacche per un’accurata intonazione. Lo strumento, a forma di parallelepipedo di mm. 30 per lato e mm. 240 di lunghezza più mm. 40 d’imboccatura: la coulisse ha il lato di mm. 22 ed è lunga mm. 224 senza l’impugnatura.

 

H. 3.       Armonium inglese, da camera, costruito a Londra nel 1903 dalla ditta BOYD Ltd, Class 39. E' interamente in legno di rovere compresa la tastiera a trentanove tasti (dal Fa al Sol) ma è privo del sommiere e della ginocchiera originale.

 

H. 4.       Piccolo Armonium italiano a pedali, fine ‘800, costruttore dott. Graziano Tubi / Lecco, quattro ottave e tre registri: espressione, flauto e clarino, costruito in abete mordenzato e palissandro ebanizato.

 

H. 13.     Organo ad ancia, costruito a cavallo del XIX e XX secolo, marchiato: Estey Organ Co Brattleboro Lt U.S.A. Questi strumenti furono usati principalmente per l’accompagnamento musicale nelle cappelle metodiste in sostituzione degli organi a canne. Essi funzionano come gli armonium, con delle ance metalliche disposte su di un somiere, messe in vibrazione dall’aria pompata da due pedali quando sono liberate dal movimento dei tasti. Questo strumento presenta dieci registri e due ginocchiere.

 

H. 14.     Organo positivo che sul prospetto della tastiera mostra la scritta: Fecit anno / 1822 e all’interno un cartiglio con la scritta: Michelangelo Colameo. Questo costruttore fu attivo a Napoli fino alla metà del XIX secolo. Lo strumento però mostra una struttura costruttiva della prima metà del XVIII secolo, per cui è molto probabile che il Colameo avesse operato solo un restauro, sembrano infatti successive sia il prospetto con la data che la parte inferiore. Le dimensioni della parte inferiore sono: L. cm. 58, h. cm. 52, P. cm. 43, mentre le dimensioni della parte superiore sono L. cm. 51,5, h. cm. 65, P. cm. 28. Nella parte superiore ci sono due sportellini che, aperti, mostrano una facciata dal profilo piatto composta di tre piramidi con 7 + 5 + 7 canne di facciata, appartenenti al registro del Principale con la più grande posta al centro. Le bocche sono allineate nella piramide centrale mentre sono arcuate, con le più alte ai lati, in quelle laterali; sono con mitria segnata a scudo e barba segnata a scudo. La tastiera originale è incorporata sulla parte decorativa lignea soprastante dello strumento, con meccanica sospesa di collegamento al somiere di venticinque note; sulla destra della tastiera sono posti i pomelli di ottone per l’inserimento dei registri. Lo strumento è suddiviso in due unità; una contenente la manticeria sulla parte bassa e la seconda contenente il somiere, le meccaniche, la tastiera e le canne. Tale strumento è del tipo a trasmissione meccanica sospesa per la tastiera e meccanica per l’inserimento dei registri. Il somiere della tastiera è del tipo a “tiro” con canale a ventilabro orizzontale per nota. La consolle si può considerare integrata nella parte armonica-decorativa dello strumento ed è composta di una tastiera di venticinque tasti (Do1 – Do3) in bosso i diatonici ed ebano i cromatici con prima ottava reale. Alla destra della tastiera troviamo la tavola di registrazione con gli appositi pomelli in ottone i quali, tirandoli verso l’esterno, inseriscono i registri. La disposizione fonica dispone di tre registri sul somiere maestro ed è la seguente partendo dalla facciata: Vigesimaseconda (1/2 piede), Vigesimanona e Trigesimaterza (ritornello al II Sol diesis). Le canne di facciata sono realizzate in lega piombo-stagno in buona percentuale, quelle interne rivelano una buona trafilatura della lastra metallica formata da lega di piombo stagno a bassa percentuale, tutte sono labiali ed hanno forma cilindrica. L’apparato della manticeria è posto nel basamento dello stesso ed è costituito da due mantici a cuneo azionati da due corde che fuoriescono dai due fori laterali. Un foro con incastro si scorge alla sinistra della tastiera sulla base dello strumento ove alloggiano i mantici e sicuramente serviva per azionare il dispositivo di regolazione del flusso d’aria al somiere per rendere più debole lo strumento mediante l’apertura o chiusura di un’apposita valvola. La firma del Colameo è apposta tra la parte interna della tastiera e la catenacciatura. Il diapason è di 417 Hz, tipico degli strumenti napoletani del primo ottocento. Le dimensioni ridotte fanno pensare a un organo da processione. Vi è un’unica raccolta di musica di pregio concepita per organi processionali con estensione di due ottave, vale a dire una raccolta di "Ricercari" di P.L. da Palestrina di recente edite a cura di Liuwe Tamminga. All'interno della raccolta, circa metà dei brani sono eseguibili su un organo di estensione di due ottave.

 

H. 20.     Armonium portativo (guida voce) italiano prodotto dalla celebre ditta dott. Graziano Tubi di Lecco e commercializzato dalla ditta Giovanni D’Avenia di Napoli, fabbricanti di pianoforti dal 1860, con sede in via S. Sebastiano 40. Graziano Tubi (Milano 1825 – Lecco 1904) fu un eclettico imprenditore lombardo che fondò l’omonima fabbrica di armonium nel 1860 a Milano e nel 1868 la trasferì a Lecco. Egli, intorno al 1870, ricordando l’invenzione di questo strumento scrisse: Lo studio della musica e il desiderio di possedere un istrumento a tastiera completo e portatile, mi condusse all’invenzione di un armonium portatile applicabile al pianoforte, e quella invenzione mi condusse a stabilire il Italia una fabbrica di armonium, che io stesso dirigo, e che produce attualmente un istrumento completo al giorno…..  Lo strumento è contenuto nella custodia originale di cartone pressato e metallo con apertura laterale per inserire il tubo di insufflazione delle dimensioni di mm. 215 x 265 x 515. All’interno del coperchio vi è una pubblicità cartacea della produzione della ditta Tubi con, in alto a sinistra il marchio: DITTA / D. G. TUBI / LECCO ITALIA e in alto a destra il marchio del suonatore di zampogna circondato da tre pecore. L’estensione va dal Fa3 al Do6 e il suono è prodotto dal fiato insufflato nei mantici attraverso un tubo di gomma. Lo strumento risale al settimo decennio del XIX secolo

 

H. 23.     Liebmannista per organo costruito nel primo decennio del XX secolo. Questo è un dispositivo che si inserisce sulla tastiera di un organo e  produce gli accordi schiacciando i tasti corrispondenti all’accordo voluto tramite lunghe leve comandate dai pulsanti posti nella parte superiore dello strumento. La Liebmann di Gera, maggior costruttore di organi a canne in Turingia, brevettò un dispositivo (poteva essere incorporato o rimovibile) col nome "Liebmannista". Il DRGM (Deutsche Reich Gebrauchs Muster) 283302 rilasciato il 21 giugno 1906 lo indicava come: Harmoniumspielapparat, dessen Griffbrett mit den auf die Tasten einwerkenden Druckschienen seitlich verschieb-und einstellbar ist." (Dispositivo per suonare l’organo con una tastiera mobile, a pulsanti e regolabile lateralmente). Questo strumento presenta 39 pulsanti, disposti in 3 file di 13 ciascuno e 53 leve (da La2 a do#7). Ogni pulsante contrassegnato con i codici 1 ͯ - 13 ͯ per la prima fila che da gli accordi maggiori, 1 - 13 per la seconda fila per i minori e 1° - 13° per la terza fila per l’armonico. È marchiato Liebmannista - DRGM 283302 e vi è una targhetta del negoziante con la scritta: SEIT ÜBER 40 JAHREN / KLAVIERBAUER KORB; Zschopauerstr. / 129 / CHEMNITZ – SÜD; SEIT ÜBER 40 JAHREN / BESTE U. BILLIGSTE BEZUGSQUELLE / FÜR FLÜGEL – PIANOS – HARMPONIUMS / REPARATUR – KAUF – TAUSCH – MIETE. È largo mm. 872, alto mm. 60 e profondo mm. 333 di cui 151 per la parte che poggia sulla tastiera e 182 per quella inserita nell’armonium. Un gran numero di brani sono stati pubblicati con la musica in notazione speciale per il Liebmannista e sono quasi tutti accompagnamenti di canzoni.

 

J. 36.      Serpentone anonimo, francese, costruito probabilmente tra la fine del ‘700 e i primi decenni del ‘800. Questo è lo strumento contrabbasso della famiglia dei cornetti curvi, costruito in due pezzi di legno scavato, ricongiunti e ricoperti di pelle. Questo strumento non ha chiavi e presenta tre fori all’altezza del terzo gomito e tre all’altezza del quarto. La ghiera, il cannello e il bocchino (non originale) sono in ottone.

 

J. 89.      Cornetto tenore, presumibilmente italiano databile alla seconda metà del XVI secolo. Lo strumento è costituto da un pezzo di legno tagliato in due metà, scolpite all’interno per crearne la cameratura conica, incollate e ricoperte di pelle dipinta di nero. È estremamente raro per le condizione in cui è giunto a noi, presentando solo una piccola perdita di legno alla campana e piccole perdite di pelle: ha solo sei fori anteriori, per una lunghezza totale mm. 860 lungo la curva 904 sul dorso, la campana ha un diametro di mm. 74 mentre l’imboccatura, priva del bocchino originale, è di mm. 25. Questo strumento, chiamato Cornetto in Italia, Zink in Germania, Cornet à bouquin in Francia, Corneta in Spagna, Cornett nei paesi anglofoni, si sviluppò intorno all'inizio del XIV secolo e rimase in uso comune fino al XVII secolo. Il suo periodo di massimo splendore fu il XVI e l'inizio del XVII secolo, quando era lo strumento a fiato più apprezzato. Questa è la descrizione del cornetto data da Girolamo Della Casa nel suo trattato sulle diminutioni (abbellimenti-variazioni) pubblicato a Venezia nel 1584. «Degli strumenti a fiato il più eccellente è il Cornetto per imitar la voce umana più degli altri strumenti. Questo strumento si adopera piano e forte, et in ogni sorta di Tuono, si come fa la voce. Bisogna dunque esercitarsi a far buono strumento, e guardarsi di non far il strumento che abbi del Corno né del muto. Dunque si deve accomodar il labbro talmente, che faccia buon strumento, il labbro aperto fa il strumento che ha del corno et muto, il labbro troppo stretto fa il strumento fesso. Dunque si tenerà la via di mezzo. Vuol essere suonato con discrezione e giudizio. La lingua vuol non essere né troppo morta né troppo battuta: ma vuole esser simile alla gorgia. Poi nella minuta far poca roba, ma buona. Si che ognuno tendi al bel strumento, alla bella lingua et alla bella Minuta, et ad imitar la voce umana, più che sia possibile».

 

K. 15.      Timpano proveniente dalla regione della Slesia (Polonia al confine con la Repubblica Ceca e la Germania), costruito nella prima metà del XVIII secolo. Gli strumenti francesi erano in ottone mentre quelli tedeschi e inglesi in rame: la caldaia è realizzata in lastre di rame mentre in ferro battuto sono i supporti e le nove borchie laterali a forma di giglio. La tensione della pelle è ottenuta dal cerchio e dai bulloni con testa quadrata forgiati in ferro. Nei timpani del primo settecento la pelle veniva tesa stringendo i tiranti a vite (come in questo strumento), disposti in modo regolare lungo tutto il bordo della caldaia, che premevano il cerchio applicato intorno al bordo. Questi tiranti erano girati con apposite chiavi per accordare il timpano ma questo procedimento risultò essere troppo lento, scomodo e molto rumoroso per cui, nell’ottocento, le viti tiranti furono costruite a forma di T, in modo da poterle girare con le mani. Dimensioni: altezza mm. 580, diametro 645, profondità della caldaia 349, all’interno della quale vi è un grande imbuto interno (schalltrichter) al di sopra del foro di sfiato.

 

M. 13.    Raganella, strumento popolare italiano della fine del ‘700. Questo strumento, a legno sfregato, era utilizzato anche nei monasteri e nelle chiese, durante la Settimana Santa, come sostituto delle campane, mandate a Roma per essere benedette. Lo strumento, lungo 210 mm., è di accurata fattura, in noce e impugnatura di legno chiaro (pioppo?). E’ marchiato con 3 R ripetute su tre lati del castelletto che sostiene la lamina, mentre sul quarto lato le R sono quattro, su due lati vi è anche una palma disegnata tra le R, questo marchio potrebbe indicare il monastero di provenienza.

 

M. 14.    Raganella doppia, strumento proveniente da un monastero belga della fine del '700. Questo esemplare presenta una doppia lamina e due ruote dentate montate in maniera sfalsata tra loro che ne aumentano la sonorità. Lo strumento è in legno scuro mentre l’impugnatura è in legno diverso ma sempre accuratamente tornito. E' marchiato S C C sul castelletto che sostiene le lamine.

 

M. 15.    Raganella proveniente dalla Chiesa di S. Michele di Montemesola (TA), prima metà dell'Ottocento, costituita da due lamine con una ruota dentata centrale. Lo strumento è in legno dolce dipinto di nero con rinforzi metallici alle estremità e della lunghezza di 425 x 90 mm. Questo strumento era utilizzato durante la processione dei Misteri il Venerdì Santo.

 

M. 16.    Troccola proveniente dalla Chiesa di S. Michele di Montemesola (TA), datata 1791, in legno dipinto di nero, con tre maniglie metalliche per lato. Il suono metallico caratteristico si produce quando il troccolante scuote lo strumento facendo sbattere le maniglie contro dei pioli metallici posti in corrispondenza dell'area di battuta delle maniglie. Lo strumento, della lunghezza di 544 x 32 mm., era utilizzato durante la processione dei Misteri il Venerdì Santo.

 

M. 30.    Campanaccio votivo sardo in legno chiaro, con due batacchi lignei e cordicella in cuoio, databile alla fine del XIX secolo. Questo strumento era appeso al collo dell’animale ammalato con, all’interno, un foglio su cui era scritta una preghiera e una manciata di erba e terra che ne impediva il suono, per implorare la guarigione dell’animale. Le dimensioni approssimative sono di mm.191 x 133.

 

M. 43.    Campanaccio sardo in legno d’olivo, dalla forma ovoidale e un semplice fregio ai bordi, con due batacchi lignei e cordicella, databile alla fine del XIX secolo. Questo è uno strumento della liturgia popolare utilizzato per favorire la guarigione degli animali ammalati. Le dimensioni approssimative sono di mm. 302 x 141 x 71.

 

M. 46.    Tavola con maniglie (troccola) per bambini. Costruita nella città vecchia di Taranto, nei primi decenni del XX secolo, e destinata ai piccoli che partecipavano alle processioni della Settimana Santa. Questo strumento è di piccole dimensioni, lungo mm. 303 e di larghezza massima mm. 131, ed ha una sola maniglia battente per lato.

 

M. 54.    Statuette in terracotta, di fattura popolare, raffiguranti i confratelli, chiamati perdoni, che partecipano ai riti della Settimana Santa di Taranto. Vi è una coppia di perdoni, il trono (posta con tre confratelli) e il troccolante (il confratello che apre la processione suonando la troccola) della confraternita dell’Addolorata, abito bianco con la mozzetta nera e il cappello sulla schiena, scarpe nere con fiocco bianco: abbigliamento utilizzato durante la processione dell’Addolorata. Vi sono poi i due bambini potatori delle pesàre, il confratello che porta il gonfalone, quello che porta la croce dei misteri, una coppia di perdoni e il troccolante (questi ultimi con il cappello sul capo) in abito bianco con mozzetta crema, bastone, rigorosamente scalzi, cappello nero con fascia azzurra e grembiule con la scritta decor e carmeli tipici dei confratelli del Carmine durante la processione dei Misteri.

 

M. 59.    Raganelle (trozzole o trictrac), costruite nella provincia di Bari nei primi anni del XX secolo. La raganella, probabilmente inventata da Archita da Taranto, è un idiofono a raschiamento il cui suono è prodotto da una lamella, messa in vibrazione da una ruota dentata. Normalmente essa è azionata da una manovella ma in questi esemplari, costruiti per i bambini che accompagnavano le processioni della Settimana Santa, gira solidalmente alle due ruote. Gli strumenti, in abete, sono lunghi mm. 970 e mm. 1119, hanno il telaio che continua nel lungo manico che termina con un’impugnatura per permettere di far rotolare sul terreno le ruote mentre la lamella è unica ma con due grossi denti, uno per ogni ruota dentata.

 

M. 115.  Tràccola realizzata nella prima metà del XX secolo in Italia Meridionale, probabilmente in Calabria. La tràccola è un idiofono a percussione indiretta con scatola risonante; è costituito infatti da una scatola in legno delle dimensioni di mm. 201 x 335 x 80. All’interno vi sono tre martelletti lignei ancorati su un lato corto e un cilindro, azionato da una manovella lignea posta sul lato lungo, dotato di due speroni per ogni martelletto. La manovella aziona il cilindro che sollecita i martelletti i quali percuotono il fondo della cassa producendo un suono sordo e secco. Era usato in passato nelle cerimonie religiose della Settimana Santa in sostituzione delle campane.

 

N. 3.       Shofar, corno ebraico rituale e da caccia (Jagdzink), col quale si possono eseguire semplici melodie. E' un corno naturale con bocchino interno, che permette la produzione di un certo numero di armonici (spesso dipendenti dall'abilità dell'esecutore). Questo strumento risale alla fine del ‘800 e si distingue per l’ottima fattura, la linea elegante, il colore nero intenso e il materiale piuttosto raro e pregiato: corno di Gemsbok (Orice della Namibia, una varietà di gazzella importata in Europa dal 1500) che denotano un pezzo di levatura elevata. La lunghezza è di mm. 878.

 

N. 43.     Sistro (Tsina Tsil o Senasel) liturgico utilizzato dai preti della chiesa copta dell’Etiopia durante la festa Mascal, mentre procedono in processione intorno alla chiesa. Questa è la festa commemorativa dell’invenzione della Croce, che si celebra in Etiopia il 17 maskaram, coincidente con la fine di settembre o i primi d’ottobre del calendario giuliano. La leggenda, nella sua forma vulgata presso la chiesa copta, vuole che s. Elena, incerta del luogo dove si trovasse il sacro legno, si lasciasse guidare dal fumo di un falò acceso dopo ardenti preghiere. In ricordo di ciò si accende un gran falò composto di croci di legno (damarà). Lo strumento, costruito nella seconda metà del XX secolo, proviene da Debre Birhan, piccola cittadina del nord Etiopia, è in ferro e nichel, ha il manico in corno, è lungo mm. 235 e largo mm. 75. Lo strumento è costituito da una struttura metallica con due assi con tre e due piattini.

 

N. 57.     Shofar in corno di antilope Kudu (Tragelaphus strepsiceros), databile tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, di fattura yemenita. Lo shofar è usato per annunciare la luna nuova e le feste solenni così come per proclamare l'anno del Giubileo. Viene suonato anche il primo giorno del settimo mese (Tishri) per proclamare Rosh haShana. Questo strumento è ricavato da un grosso corno di kudu, di colore cangiante sulle tonalità del marrone, a due volute per una lunghezza di mm. 1112.

 

N. 58.     Shofar askenazita (popolazione ebraica di origine centroeuropea), databile tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, in corno di montone. Questo è uno degli strumenti a fiato più antichi che l'uomo conosca ed è ancora usato, nel suo significato simbolico, durante le cerimonie sacre del popolo di Israele. Questo corno, spiccatamente curvo, è lungo mm. 552 circa ed emette un suono potente e penetrante.

 

N. 60.     Hokiokio, coppia di strumenti rituali dell’Isola di Papua utilizzati nei riti di corteggiamento. Attualmente, in tutta l’area hawaiana, sono costituiti da piccole zucche piriformi (ipu hokiokio) con alcuni fori per le dita e un foro d’insufflazione superiore come gli xun e sono suonati dai due amanti con il naso producendo un suono debole e delicato. Questa coppia di strumenti è particolarmente pregiata, fatta in corno animale riccamente decorato a forme geometriche e floreali e databile alla prima metà del XIX secolo. L’estremità più larga termina con una chiusura di legno mentre quella più stretta è affilata e costituisce il labium su cui si frange il fiato dell’esecutore ed è chiusa da un piccolo tappo ligneo a figura antropomorfa. Lo strumento con la figura maschile è alto mm. 177 che divengono 219 con il tappo. Lo strumento con la figura femminile è alto mm. 179 che diventano 190 con il tappo.

 

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